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Pubblicato il 09 Novembre, 2020

Safety First e infortuni zero: applicare metodologie di altri senza crederci

Safety First e infortuni zero: applicare metodologie di altri senza crederci

Alcune aziende per fare meno fatica, hanno deciso di applicare slogan e concetti applicati con successo da altri, nella speranza di migliorare la propria situazione in ambito sicurezza e salute. Ma senza crederci fino in fondo e cercando di fare il meno possibile.

Un esempio di concetti che vanno di moda sono “Safety first”, “obiettivo infortuni zero”, “Safety Walk Around” (giri per la sicurezza).

safety first e infortuni zero

 

Ma funzionano?

Dipende da “come” sono applicati. Certo non funzionano solamente per la presenza di un cartello “Safety first“, per il fatto di aver copiato uno slogan o perché si parla di sicurezza prima di affrontare gli altri temi. Per avere risultati serve ben altro e bisogna faticare, come sempre quando si tenta di fare le cose seriamente.

Solo un esempio per tutti. Un mio cliente di recente acquisizione, importante azienda industriale con tutte le certificazioni e carte a posto, con indicatori su tutto, esegue circa 400 Safety Walk Around/anno. Un bel numero ho pensato. Poi sono sceso nei reparti per vedere i comportamenti sul campo.

In meno di un’ora ho visto una enormità di cose pericolose, alcune proprio di base, come il guidare senza la cintura nei carrelli, l’elevata velocità e lo stoccaggio di prodotti in quota.

Mi sono chiesto e ho chiesto loro: ma nei Safety Walk Around cosa vedete e scrivete? Che feedback/conseguenze date ai lavoratori dopo aver visto quello che ho visto io? E i certificatori che vi hanno ri certificato cosa hanno visto?

Anche in questo caso ho avuto la conferma di una convinzione che ho maturato da molti anni, da quando mi occupo di sicurezza basata sul comportamento. Sono sempre più convinto che la sicurezza intesa come carta, serve a poco, e a poco servano anche le certificazioni, almeno finchè si fanno in un certo modo, guardando alle carte e non ai comportamenti.

Per ottenere risultati bisogna ridurre i rischi, ogni volta che li individuiamo. E senza ritardi. Deve essere una lotta continua, sistematica, organizzata e deve portare a risultati. 

Stiamo molto attenti a non prendere cantonate nel perseguire l’obiettivo “infortuni zero”. Se abbiamo 4 infortuni/anno ci può stare, se na bbiamo 100 non è un obiettivo realizzabile ma solo un slogan. Inoltre avere zero infortuni potrebbe ingannare e darci una falsa sensazione di sicurezza.

Una organizzazione può avere pochi infortuni di piccola gravità o addirittura zero infortuni, ma potrebbe gestire malissimo le situazioni non routinarie, quelle che capitano molto raramente ma che possono causare infortuni mortali o gravissimi. Il tasso infortuni non ci dice nulla in merito. Siamo sicuri che la situazione sia sotto controllo? Quali strumenti abbiamo per affermare che realmente la situazione sia sotto controllo?

La sicurezza sul lavoro è una questione maledettamente seria per essere affrontata solo con slogan, etichette copiate da altri e con tecniche di dubbia efficacia.

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