Pubblicato il 04 Luglio 2022

Mentre gli infortuni mortali aumentano gli addetti ai lavori sono sommersi dalle carte.

Mentre gli infortuni mortali aumentano gli addetti ai lavori sono sommersi dalle carte.

Di ing. Riccardo Borghetto, amministratore unico Lisa Servizi, esperto certificato in gestione del comportamento umano e protocollo Behavior Based Safety.

Più di dieci anni fa ho sostenuto l’evento slogan di un collega “più sicurezza meno carta”. Oggi, dopo tanti anni, non è cambiato nulla. Casomai le cose sono peggiorate. Sembra che l’obiettivo del “fare” sicurezza non sia più ridurre gli incidenti, ma “adempiere” ad un insieme molto numeroso di adempimenti. Alcuni utili, altri del tutto inutili. L’Italia burocratica lo è anche quando si tratta di salvare vite umane.

Partiamo dal POS, il documento più inutile che sia stato pensato, almeno per la mia limitata esperienza sul campo. Ogni volta che mi imbatto in qualche piccola azienda che opera in appalto e di cui esamino il POS, quando c’è, trovo centinaia di pagine, non solo inutili, che lo rendono di fatto impossibile da leggere e applicare. Nessuno lo legge e lo applica. Chi lavora, pensa di sapere come fare, senza dover leggere un documento scritto da altri. Il POS spesso è scritto con un linguaggio comprensibile per chi fa sicurezza per mestiere, ma incomprensibile per un operativo.

Probabilmente l’intenzione del legislatore era quello imporre che prima di “operare” bisogna “pianificare” come si opera. Me nel mondo dell’edilizia e dei piccoli appalti non è cosi.

Ho progettato per circa 10 anni computer molto complessi. Nell’elettronica il progetto è fondamentale. Non può esistere un computer senza il suo progetto: hardware, firmware, software. E non ci devono essere errori. I chip sono velocissimi, miliardi di operazioni in un secondo. Se gli fai ripetere un trilione di operazioni, operano facendo esattamente la stessa cosa per un trilione di volte. Sto parlando dei chip. Non delle persone.

Se fai fare 100 comportamenti ad un lavoratore (ad esempio attendere il verde prima di passare ad un incrocio), otterrai 100 volte piccole variazioni dello stesso comportamento, alcune con errori, altre con distrazioni, altre con violazioni deliberate.

I lavoratori non sono abituati a seguire delle istruzioni scritte di sicurezza, se non in casi molto particolari di cui “percepiscono” il rischio se si fa diversamente dal progetto. Se l’attività è ad alto rischio (come i lavori in quota), ma non è percepita tale, come vediamo tutti i giorni, anche se alcune misure di sicurezza sono “scritte” nel POS, non saranno eseguite.

Chi scrive il POS non coincide con chi dovrebbe applicarlo. Chi lo scrive o è un consulente esterno affetto da ansia di prestazione e fatturazione, che teme di dimenticare qualcosa e scrive anche quello che non serve. Oppure nelle piccole aziende il POS viene lasciato all’unica persona che sa scrivere a computer: la segretaria amministrativa. Mi piacerebbe lanciare un sondaggio tra gli operativi: chi di voi legge sempre il POS e lo applica alla lettera?

Altro documento che nessun appaltatore legge e che il committente fatica a scrivere è il DUVRI. Probabilmente l’unico che lo legge è colui che lo scrive.

L’altro giorno ho letto un DUVRI di una famosa società di consulenza e formazione dell’area Veneziana: 150 pagine fitte di tabelle e matrici di rischi scritte con font piccolo che immagino nessuno mai leggerà e soprattutto applicherà.

Per un appalto di manutenzione impianti antincendio ci sono 10 pagine di tabelle scritte in piccolo. Un delirio.

E’ questa la sicurezza che salva le persone? E’ questo il nostro mandato?

infortuni mortali - i documenti della prevenzione

E veniamo ai sistemi di gestione. I responsabili di più sistemi di gestione di aziende complesse meritano un premio. Durante la certificazione sono sottoposti ad uno stress micidiale. Per settimane sono introvabili “sono sotto certificazione”.

Quante carte bisogna mantenere? Sono tutte utili per prevenire?

E sono contenti quando passano la certificazione con zero NC. Io sarei più contento se quel sistema riducesse almeno 1 infortunio importante. 

A mio avviso spesso gli addetti ai lavoratori perdono di vista l’obiettivo. Non è più ridurre gli incidenti mortali e gravissimi, ma:

- andare esenti da responsabilità 231 e evitare le sanzioni, penali e interdittive, dell’organo di vigilanza (datori di lavoro)

-passare la certificazione con zero conformità (responsabili sistemi gestione sicurezza)

-pararsi il “c..”, si avete capito, quello li (soggetti con deleghe, Rspp).

- inserire nei documenti tutto il possibile perché “non si sa mai” (consulenti esterni)

-avere gli attestati a posto, anche se i lavoratori si comportano a rischio (Rspp, datori di lavoro, ufficio formazione).

-dimostrare di essere attenti al tema di sicurezza varando leggi sempre più repressive, anche se non funzionano (i politici)

- “basta morti bianche” (i sindacati per far vedere che esistono per vendere tessere)

Un procuratore famosissimo, qualche anno fa, ha detto che la legislazione Italiana sulla sicurezza è la migliore al mondo, ma produce magri risultati perché non viene applicata. Dal mio punto di vista, non viene applicata, perché non è facilmente applicabile, è burocratica, deve essere interpretata (ci sono gli interpelli e le circolari che a questo servono) e quindi non serve allo scopo per cui è stata formulata. Altre leggi Italiane sono praticamente incomprensibili e ingarbugliate, ma non penso servano esempi.

Se abbiamo un elevato numero di infortuni vuol dire che l’architettura del sistema istituzionale, le leggi, gli enti preposti (ad es. L’Inail), gli organi di vigilanza, la struttura degli enti di formazione e di consulenza, non é efficace e andrebbe fortemente cambiata, prendendo a riferimento i paesi che hanno performance migliori delle nostre.

Ora scatenatevi con i vostri commenti.

Riccardo

 

 

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