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Pubblicato il 20 Luglio, 2017

I rischi del carico mentale di lavoro

I rischi del carico mentale di lavoro

Stress. Quante volte abbiamo pronunciato questa parola per motivare la difficoltà di concentrazione sul lavoro, la reazione per la paura di non riuscire a portare a termine un compito assegnato dal nostro datore di lavoro, un carico mentale di lavoro che non riusciamo a sostenere e la conseguente comparsa di sintomi fisici evidenti? 

Non sono certamente di facile valutazione i rischi psicosociali e lo stress lavoro-correlato. Tutt’altro: essi rappresentano una delle sfide nel campo della sicurezza sul lavoro e della salute perché si ripercuotono non solo sull’individuo ma a macchia d’olio su sulle imprese e sulle aziende. Si legge nel sito dell’Agenzia Europea per la sicurezza sul lavoro che “circa metà dei lavoratori europei considera lo stress comune nei luoghi di lavoro e ad esso è dovuta quasi la metà di tutte le giornate lavorative perse. Come molte altre questioni riguardanti la salute mentale, spesso lo stress viene frainteso o stigmatizzato. Tuttavia, se li si considera come un problema aziendale anziché una colpa individuale, i rischi psicosociali e lo stress possono essere gestibili come qualsiasi altro rischio per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro”. 

Lo stress legato al lavoro e a un eccessivo carico mentale si verifica nel momento in cui le richieste provenienti dall’ambiente lavorativo eccedono le capacità dell’individuo nel fronteggiare tali richieste e tale condizione si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali. Tramite una normativa UNI sono state a suo tempo recepite e tradotte in lingua italiana la norme europee EN ISO 10075-1 e EN ISO 10075-2, che sono diventate a tutti gli effetti norme nazionali italiane e che vanno a supporto della progettazione di condizioni lavorative che tengono conto dello stress mentale e degli effetti conseguenti, come ridotta vigilanza e saturazione mentale.

La nuova ISO10075-1, dal titolo “Il carico di lavoro mentale: come definirlo, gestirlo e valutarlo” è suddivisa in 3 parti  e ci aiuta a capire prima di tutto che cosa si intenda per mentale: un impegno trasversale a tutte le interazioni Uomo-Macchina-Ambiente, presenti in un sistema di lavoro ed è sensibile alle problematiche che riguardano l’organizzazione del lavoro e il processo lavorativo. Essa rappresenta il riferimento ergonomico poiché tratta di “Principi ergonomici nella progettazione dei sistemi lavorativi”. Nella normativa il termine “mentale” è usato in riferimento ad esperienze e comportamenti lavorativi di tipo cognitivo, sociale, emozionale, aspetti interdipendenti da non considerare separatamente.  La normativa italiana richiama i contenuti dell’accordo quadro europeo (8ottobre2004) per inquadrare correttamente il problema dello stress lavoro-correlato, illustrando nel D.Lgs. 81/08, s.m.i. la “Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro” prevede “Misure di tutela e obblighi”. Lo stress è considerato un problema che potenzialmente può riguardare “qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore a prescindere dalla dimensione dell’azienda, dal campo di attività, dal tipo di contratto o di rapporto di lavoro”.

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