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Pubblicato il 26 Luglio, 2017

Call Center e Rischio Rumore

Call Center e Rischio Rumore

Sono circa 200 mila gli operatori dei call center che non sono esposti a rischi “comuni”, facili da individuare e da valutare, eppure, malgrado le apparenze, sono esposti a non pochi elementi di rischio sul fronte della sicurezza. Uno dei rischi più rilevanti è sicuramente il rischio rumore.
Le attrezzature che utilizzano non sono pericolose come quelle presenti in un cantiere e soprattutto non entrano in contatto con sostanze tossiche o corrosive; gli strumenti che utilizzano sono telefoni, cuffie con auricolari e computer, fonti di rischio considerate meno pericolose ma che causano lo stesso forti danni per la salute.

Per questo motivo l’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) ha pubblicato il nuovo rapporto tecnico 11450, strumento atto a chiarire la rilevazione di questa problematica. Il documento si chiama: “Valutazione dell’esposizione al rumore nei luoghi di lavoro per lavoratori che utilizzano sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio“, è stato redatto dal dipartimento di Igiene del lavoro dell’Inail con la prospettiva di essere la “piattaforma operativa” per l’elaborazione, nella Conferenza Stato Regioni, delle future linee guida in materia di prevenzione.

Ma quali sono le fonti di pericolo per gli operatori dei call center?

Grandi concentrazioni di lavoratori, tipico di questo settore che arriva persino a concentrare 200 persone in un unico spazio. Il livello di disagio dato da situazioni di affollamento, e di conseguenza microclimatiche, come quelle appena descritte non è sicuramente irrilevante.

Segue la carenza di ergonomia delle postazioni: scrivanie di poco più larghe del metro, non sempre separate le une dalle altre e sedie non adatte alla mansione al videoterminale.
Il fattore di rischio maggiore però deriva dalla condizione contrattuale, infatti dei 200 mila operatori solo una minima parte è assunto a tempo determinato o indeterminato, i grandi numeri si riferiscono infatti a lavoratori a progetto, un contratto che spinge alla predisposizione di turni di lavoro pesanti, resi ancor più stressanti dal condizionamento psicologico della realizzazione del massimo rendimento.

Ma non è tutto: i livelli di pressione sonora in cuffia possono essere influenzati da segnali anomali (impulsi, scariche e disturbi elettrici) legati al tipo di dispositivo utilizzato, al modo in cui esso è accoppiato all’orecchio o, ancora, alla possibilità di regolare il volume della conversazione. Tali livelli, citati in letteratura come “choc acustici”, alla lunga, possono danneggiare in modo anche permanente l’apparato muscolo-legamentoso e neurosensoriale dell’orecchio.

A conferma di queste preoccupazioni vi sono dati consolidati a livello internazionale dove si può leggere che il livello medio di esposizione sonora degli operatori dei call center si colloca a cavallo degli 80 decibel ponderati A (dB(A)) al giorno, valore che è già da considerarsi “a rischio”. Tuttavia, circa il 20% di questi lavoratori sono esposti a valori superiori agli 80 dB(A): 40mila addetti, dunque, che corrono seri pericoli per l’udito.

Il documento UNI però non si ferma ai soli operatori dei call center ma riguarda tutti i lavoratori che utilizzano sorgenti sonore attive in prossimità dell’orecchio, ad esempio: piloti civili e militari e gli operatori addetti alle trasmissioni radio.

Per concludere, questo documento UNI è in effetti il primo passo per consentire un controllo ottimale del rumore ambientale e la protezione di questa fascia di lavoratori dagli eccessivi livelli di disturbo acustico, saranno proprio le linee guida di prossima emanazione da parte della Commissione Consultiva a regolare gli aspetti relativi alla prevenzione.

Se interessato ad un preventivo per una misurazione del rumore invia una richiesta a commerciale@lisaservizi.it

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